100 CONDOMINI PER IL CLIMA: I RUOLI DELLA FACILITAZIONE
Barriere di tipo non economico possono ridurre significativamente la possibilità di trovare l’accordo necessario per migliorarne le prestazioni energetiche all’interno dei condomini. La facilitazione, come servizio ‘terzo’ di cura del fattore umano, può giocare un ruolo decisivo
Il progetto europeo FEASIBLE ha adottato un approccio innovativo nel proporre ai cittadini di Parma soluzioni per migliorare le prestazioni energetiche dei condomini, basato sull’idea che l’efficientamento non riguardasse soltanto gli edifici, ma anche e soprattutto chi li abita. Per questo ha introdotto quello che poi si è rivelato in molti casi un fattore chiave: la facilitazione, intesa come un vero e proprio servizio di mediazione psicosociale tra le diverse istanze presenti nei condomini, erogato – al pari dei servizi tecnici – dallo Sportello Energia e condomini di ATES.
Esperienze precedenti avevano evidenziato che barriere di tipo non economico possono ridurre significativamente la possibilità di trovare un accordo e quindi di realizzare interventi sulle parti comuni come installare un cappotto termico, pannelli solari o sostituire l’impianto di riscaldamento. Da qui la necessità di lavorare sul fattore “umano” per provare a comporre e armonizzare i diversi punti di vista e aiutare il condominio a effettuare scelte informate e razionali, in accordo con gli amministratori di condominio.
Operativamente, il progetto Feasible ha sviluppato:
- una strategia di comunicazione e coinvolgimento dei condomini per stimolare l’interesse nei confronti della riqualificazione energetica e far conoscere i servizi di supporto e assistenza offerti dallo sportello
- un percorso di mediazione per aiutare il condominio ad arrivare a una scelta che fosse il più possibile consensuale, ma anche ben motivata.
La comunicazione
La campagna di comunicazione ha cercato di coinvolgere dapprima chi era già potenzialmente interessato all’argomento (ampiamente trattato dalla stampa nazionale negli ultimi due anni) per rafforzarne le motivazioni e fornire un punto di riferimento – lo sportello – dove ricevere informazioni qualificate e assistenza rispetto all’iter da seguire. Dove è stato possibile, si è cercato di costruire “un’alleanza” con gli interessati in modo che divenissero agenti promotori del percorso verso altri proprietari. In contesti non conflittuali si è preferito favorire il libero confronto tra condomini e lo sviluppo di un interesse nato dal basso piuttosto che di un’opportunità introdotta dall’amministratore, figura che non sempre è percepita come garante delle esigenze dei condomini.
La facilitazione
La squadra di facilitatori si è immersa nella vita del condominio, realizzando incontri mirati con gli interessati e con l’amministratore, analizzando la composizione umana, sociale e culturale dei residenti (analisi anagrafica si è rivelata particolarmente utile: es. presenza di molti anziani, di stranieri o di residenti con competenze tecniche sul tema) e valutando gli ostacoli: eventuali conflitti o tensioni pregresse legate alla vita di vicinato? Il timore di eccessivi disagi in fase di cantiere? Diffidenza nei confronti delle innovazioni? Paura di dover rinunciare a qualcosa (come la copertura del facciavista o il restringimento del terrazzo con l’installazione del cappotto)? etc.
I facilitatori:
- hanno partecipato a tutte le assemblee organizzate dal condominio per valutare e votare le scelte di riqualificazione
- hanno affiancato i tecnici dello sportello aiutandoli a illustrare le diverse opportunità di riqualificazione
- hanno svolto un ruolo di rassicurazione rispetto alla trasparenza e correttezza dell’iter procedurale, accompagnando i proprietari nella disamina dei costi/benefici e attraverso la traduzione degli aspetti tecnici in informazioni accessibili anche ai non addetti ai lavori
- hanno fatto da “collante” tra le diverse istanze in campo: istituzioni, amministratori, proprietari e i tecnici incaricati
- hanno mediato tra prospettive ed esigenze diverse con l’obiettivo di perseguire l’interesse pubblico e creare vantaggi reciproci per i diversi attori, accompagnando il condominio fino alla decisione finale.
Il metodo del consensus building è stato applicato per garantire che tutti proprietari avessero la possibilità di essere pienamente informati rispetto a opportunità e problemi e di esprimere liberamente il proprio punto di vista all’interno di uno spazio di ascolto, soprattutto là dove emergevano idee, esigenze e condizioni diverse per età, culture, condizioni familiari e disponibilità economiche. Ove necessario sono stati organizzati incontri informali con gruppi ristretti per approfondire gli aspetti più critici.
Da motivatori a rassicuratori: come è cambiato il ruolo dei facilitatori
Come già accennato, l’introduzione del Superbonus ha ridisegnato alcune priorità del progetto: dalla necessità di convincere i condomini a investire ingenti risorse al bisogno di accompagnare i proprietari nel complesso iter di valutazione dell’intervento, dai benefici alle procedure da seguire in un contesto caratterizzato da complessità burocratica e continuo mutamento normativo.
Il ruolo dei facilitatori è quindi quello che nei due anni di Feasible è più cambiato, perché si sono trovati a gestire le tante incertezze di coloro che, pur interessati, erano intimoriti dalle notizie che si sono susseguite nei mesi sulle difficoltà di reperimento dei materiali, sulle possibili frodi su prezzi e materiali e sui diversi criteri di cessione del credito.
In questo contesto i condomini si sono sentiti tutelati dalla presenza di figure terze e neutrali – facilitatori e tecnici ATES – portatrici di un sapere qualificato ma slegato da logiche commerciali o fini speculativi. Lo stesso è accaduto verso gli amministratori, per cui affrontare l’iter di riqualificazione energetica significa in molti casi andare incontro a un ulteriore aggravio di compiti e responsabilità: il team di ATES ha creato con loro un’attiva collaborazione, sollevandoli da alcune incombenze quali il reperimento di documentazione, la gestione di assemblee conflittuali o l’assillo dei condomini più esigenti e litigiosi e riducendo il rischio che potessero essere loro stessi a disincentivare l’avvio del percorso.
Fare la differenza
Se la figura dei facilitatori si è rivelata l’elemento di novità, è possibile tentare un primo bilancio di dove e come la “cura del fattore umano” è riuscita a fare la differenza.
Dall’analisi dei dati emerge che la facilitazione si è rivelata particolarmente utile, se non decisiva, nei contesti caratterizzati da maggior complessità sociale, in particolare negli stabili di grandi dimensioni in cui il numero di proprietari è tale da rendere il confronto diretto più complesso e dove è più facile che vi siano situazioni di conflitto o tensione legati al vivere comune. In questi ambiti, soprattutto nel caso di edifici datati, gli interventi si sono rivelati più complessi e quindi fonti di potenziali diatribe, comportando il ricorso a sanatorie, modifiche sull’uso delle parti comuni, spostamento di condizionatori, perdita delle zanzariere, maggiori difficoltà ad accedere a seminterrati o sottotetti per l’isolamento dei solai, etc.
In alcuni casi l’azione di mediazione non è stata sufficiente a portare l’assemblea ad approvare gli interventi, a causa di variabili difficilmente controllabili come la variazione dei prezzi e il rischio di sforamento dei massimali previsti a copertura degli interventi oppure per la presenza di conflitti storici insanabili. Nonostante questo, il servizio è riuscito a rendere più agevole il processo di scelta, tanto da poter essere pensato come servizio replicabile ed esportabile ad altre situazioni in cui il “fattore umano” gioca un peso di rilievo e necessita di azioni di cura.