COP22: un occhio sull’evoluzione del ruolo dei governi locali

COP22: un occhio sull’evoluzione del ruolo dei governi locali

Abbiamo chiesto a Lou del Bello*, giornalista scientifico che ha partecipato alla COP22, di seguire i lavori a Marrakech con un occhio speciale sull’evoluzione del ruolo dei governi locali di Regioni e città. Ne è uscito un quadro che ci pare particolarmente interessante per le implicazioni sulle politiche locali.

COP22

In estrema sintesi: mentre prosegue la costruzione dei regolamenti che rendono operativo l’accordo di Parigi, nasce un fattore accelerante che è costituito dal meccanismo di “ratched up” che prevede:

  • 1) non sia possibile rivedere al basso gli obiettivi
  • 2) di integrare gli impegni volontari degli stati (INDC) con gli impegni aggiuntivi di decarbonizzazione locale di Regioni e città.

Il Ratcheting è il meccanismo con cui funziona il crik: può solo andare avanti ma non tornare indietro per quanto sia pesante la cosa da sollevare.
Patto dei Sindaci e Under2 Mou diventano quindi policy integrate negli accordi internazionali sul clima e il loro ruolo diventa ufficialmente quello di sostenere e accelerare il processo di transizione verso un’economia a basse emissioni.


Ecco il racconto di Lou:


I membri del comitato Europeo delle Regioni (CdR) che si sono uniti ai lavori della COP22 in Marocco hanno una chiara idea in mente: la battaglia contro i cambiamenti climatici si deve combattere a livello locale partendo dalle città.

Come ha notato Daiva Matoniene, coordinatrice della commissione Ambiente, Cambiamenti Climatici ed Energia per il CdR e membro del consiglio comunale di Šiauliai, in Lituania, “il 70% dei gas serra globali è prodotto nei centri urbani. C’è bisogno di maggiori investimenti in settori quali trasporto, efficienza energetica e reti di riscaldamento e raffreddamento sostenibili”.

Questi sono solo alcune delle azioni che i sindaci e gli enti regionali d’Europa vorrebbero tramutare in un piano integrato, che aumenti le ambizioni dell’Unione Europea attraverso un esempio virtuoso che parta dalle realtà locali nel continente.

OBIETTIVI

Poiché il Patto dei Sindaci si è impegnato in una riduzione particolarmente ambiziosa delle emissioni urbane, eccedendo i propri target per il 2020, a Marrakech gli enti locali hanno voluto fare un passo avanti incoraggiando l’UE a fare di più. È importante riconoscere l’urgenza della battaglia climatica e assicurare che l’Europa diventi ‘carbon neutral’ (emissioni zero) entro il 2050. Il primo passo, dicono gli enti locali del CdR, è alzare l’asticella per gli obiettivi al 2030, riducendo le emissioni del 50% invece del 40% rispetto ai livelli del 1990.
Ma per ottenere questo risultato la strada è ancora lunga, e si dovrà procedere a piccoli passi.

I due punti principali su cui il CdR si e’ concentrato sono stati governabilità e finanza.
Per prima cosa, i sindaci hanno richiesto un approccio ‘multi livello’ che integri città e regioni nei piani di implementazione dell’accordo di Parigi. Per realizzare questo obiettivo, c’è bisogno di un supporto finanziario destinato a progetti di adattamento e mitigazione a livello locale.

FOCUS SUL MEDITERRANEO

Uno degli eventi chiave a COP22 è stato il secondo meeting della Commissione per lo Sviluppo Sostenibile del Territorio nell’ambito del programma ARLEM (Euro-Mediterranean Local and Regional Assembly), che si focalizza sugli ecosistemi e comunità del Mediterraneo.
In questo ambito, sono stati presentati due rapporti tematici che verranno adottati come linee guida ufficiali nel 2017, uno su energia e clima nella regione mediterranea, e uno sulla cooperazione transfrontaliera nel Mediterraneo, scritto dal presidente della Sardegna Francesco Pagliaru.

Il primo rapporto mette in luce l’importanza del sistema energetico nel bilancio cumulativo delle emissioni a livello regionale e il bisogno di condividere tecnologie ed esperienze. Il secondo dipinge un preoccupante quadro di instabilità geopolitica nel Mediterraneo, a cui contribuiscono sia le tensioni politiche che la necessità di gestire al meglio le risorse naturali di fronte ad una popolazione in crescita.

“Le recenti trasformazioni politiche nel Mediterraneo minacciano sviluppo economico e coesione sociale” ha detto Pagliaru durante il meeting. “Una migliore cooperazione transfrontaliera è cruciale per sviluppare dinamismo economico, incentivare lo scambio di conoscenze tecnologiche e avanzare l’innovazione, così da creare lavoro e ridurre la povertà”. Pagliaru ha spiegato che questi obiettivi possono essere raggiunti attraverso processi di decentralizzazione e rinforzo delle istituzioni locali nell’ambito della cooperazione transnazionale.

La regione Sardegna è già leader di un programma di cooperazione nel Mediterraneo con un budget di 209 milioni di Euro.
I rappresentanti presenti a Marrakech hanno sottolineato come i modelli virtuosi che stanno emergendo in Europa rappresentino non solo un passo avanti nella lotta ai cambiamenti climatici nelle aree interessate, ma anche un esperimento a cui il resto del mondo potrà fare riferimento per sviluppare simili politiche.

RISULTATI E STRATEGIE FUTURE

A Marrakech, i Paesi membri dell’UNFCCC e le coalizioni regionali e continentali hanno stabilito le fondamenta del metodo operativo che trasformerà l’accordo di Parigi in una rete di azioni pratiche.

Il CdR e il Patto dei Sindaci hanno contribuito con una voce collettiva che ha dato peso e lustro alle realtà locali, ma è ancora presto per cantare vittoria. Innanzitutto il risultato delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti ha rallentato i lavori durante la prima settimana della conferenza e, soprattutto, il processo di implementazione dell’accordo di Parigi sarà necessariamente laborioso e lento.

Le Nazioni Unite hanno ricordato che la somma delle promesse fatte dai Paesi membri (Nationally Determined Contributions) ancora non è sufficiente a ridurre il riscaldamento globale sotto i 2 gradi Celsius. Diventa quindi ancora più urgente il meccanismo di revisione e aumento degli impegni (il cosiddetto ‘ratchet up’ mechanism) che vedrà i Paesi delle Nazioni Unite riunirsi ogni 5 anni per aggiornare i propri obiettivi.

Il presidente del CdR, Markku Markkula, membro del consiglio comunale di Espoo, in Finlandia, ha chiesto che in futuro i successi di città e regioni vengano integrati negli obiettivi depositati presso le Nazioni Unite: “L’Unione Europea deve incorporare il progresso compiuto da città e regioni in tempo per la prossima revisione che avverrà nel 2018”, ha dichiarato.


* Nota: Lou del Bello scrive per diverse testate scientifiche internazionali tra cui: Climate Home (Africa Files) – IRIN (crisi e questioni umanitarie) – Climate Diplomacy.

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